Innanzitutto è doveroso fare una distinzione di termini: IL barbera o LA barbera. La risposta è semplice … sono giusti entrambi! Nel parlare quotidiano però con l’articolo femminile “ LA” si tende ad indicare il vino, mentre con il maschile “IL” si fa riferimenti al vitigno da cui si ricava il vino.
Il Barbera è un vitigno davvero molto antico, basti pensare che le prime testimonianze si cominciano ad avere già dal XV secolo ed è proprio da queste che possiamo dire di conoscere le origini del nome “Barbera”.
Le ipotesi più accreditate sono due: la prima ha carattere scientifico-medico, infatti c’è chi sostiene che il nome Barbera derivi dal vinum berberis, una sorta succo fermentato di bacche selvatiche prodotte dalla pianta detta Crespino (Berberis Vulgaris), che veniva utilizzato nelle zone piemontesi per alleviare i sintomi influenzali tipicamente comuni soprattutto nei mesi molto freddi .
Altri, invece, collegano il nome del vitigno Barbera al latino medievale Barberus, ossia di irruente, aggressivo, indomito, che fa riferimento per l’appunto al carattere forte e un po’ rude del vino che si ricava da queste uve .
Ma facciamo un salto fino ai giorni nostri, soffermiamoci sulle diverse espressioni di barbera, le più celebri e presenti sia a livello di produzione che a livello di mercato sono sostanzialmente 2: la Barbera d’Asti e la Barbera d’Alba. Qual è la migliore? Beh non sta a noi deciderlo, dal momento che ognuno ha i propri gusti personali, ma proviamo ad analizzarne insieme le caratteristiche.
Viene prodotta nelle provincie di Asti e Alessandria, con le sottozone di Nizza, Tinella e Colli Astiani.
La barbera nella zona di Asti è stata insignita nel 2008 della denominazione DOCG ed è per questo motivo che in questa zona i vini hanno un disciplinare abbastanza rigido, ovvero devono avere una composizione che comprende uva almeno per il 90% provenienti dal vitigno Barbera, mentre per il rimanente 10% possono provenire da vitigni a bacca nera autorizzati alla coltivazione per la regione Piemonte (anche se la tendenza è quella di massimizzare la percentuale per valorizzare il prodotto).
Per coloro i quali volessero cimentarsi nella degustazione di un “Superiore” dovete sapere che sono previsti da disciplinare un affinamento minimo di 14 mesi, di cui minimo 6 in botte!
Ad Asti la Barbera nasce con un bel vestito rosso rubino cupo, le piace improfumarsi di sentori fruttati di mora, ciliegia e frutti rossi, risulta avere un carattere intenso, giustamente tannico e molto persistente.. insomma quando si beve una Barbera d’Asti rimane piuttosto impressa nella mente.
Questa Barbera viene invece prodotta nelle zone di Langa e Roero. Qui è presente invece la denominazione DOC, in cui la base ampelografia prevede l’utilizzo minimo del Barbera dell’85% (con l’aggiunta volendo di un massimo di 15% di Nebbiolo, in base al gusto del produttore), ma anche qui la tendenza è sempre quella di lavorare in purezza. Per la menzione di “Superiore” in questo caso invece sono richiesti un paio di mesi in meno rispetto alla sorella di Asti, ossia 12 mesi di cui in legno almeno 4.
Quella d’Alba è una Barbera più sgargiante, indossa generalmente abiti di uno stupendo rosso purpureo, il profumo caldo e rilassante di mora, ciliegia, fragola e nella Barbere più grintose anche confetture di frutti rossi, in taluni casi dei sentori di vaniglia e spezie ne completano la suadente gamma olfattiva e aromatica.
E’ tenace, persistente, con la tipica acidità che spesso viene smorzata dall’utilizzo di botti di legno. Bere Barbera non è uno scherzo, è ormai a tutti gli effetti un vino da intenditori.
La Barbera fino a qualche decennio fa è sempre stato considerato un vino “rustico, da tavola”, veniva vinificato con botti di legno grandi per smorzarne l’esuberanza e renderlo più piacevole al palato; con il tempo, però, si è scoperto che la Barbera poteva dare molto di più, ed è per questo che, grazie al coraggio di alcuni produttori che hanno totalmente e rivoluzionato questo vino, la Barbera è cresciuta nella stima degli amanti del settore perché si è dimostrato capace di affiancare, tramite appropriati processi di vinificazione (tra cui l’utilizzo delle barriques), a vini freschi, giovani fruttati e di pronta beva, vini con una buona longevità e buona struttura che quasi migliorano nel tempo e donano a questo vino accezioni e caratteristiche che mai si sarebbe pensato di poter degustare in una Barbera.
Quindi si passa da una acidità spiccata di una barbera giovane a una più attenuata di una barbera adolescente, con sentori di frutta molto più marcati, un tannino che prima era minuto ora diventa muscoloso e prorompente.
Beh che sia di Asti, di Alba, più giovane o più vecchia, la Barbera produce forti emozioni, come se ad ogni sorso del nostro calice si percepisse ogni cambiamento e innovazione avvenuti nel corso del tempo. Detto questo diffidate da chi sminuisce una Barbera, le persone vanno e vengono, ma la Barbera è immortale.
CONSIGLI
Per chi fosse interessato a provare la Barbera in ogni sua sfaccettatura, in San Damiano d’Asti trovate Ridaroca, una azienda che ha voluto cogliere tutti i volti della barbera producendo Barbera d’Alba e Barbera d’Asti superiore.